Spesso l’immagine che un adulto si fa della vita di un bambino è che questi vivono in un’epoca di spensierata innocenza, di interminabili vacanze e lunghi pomeriggi estivi.
Sicuramente il concetto secondo cui l’infanzia, in confronto alla vita adulta, sarebbe un periodo relativamente privo di stress sopravvive ancora. Ma secondo il mio punto di vista sono sufficienti pochi concetti per rendersi conto che quanto detto sopra si discosta dalla realtà.
Per rendersene conto basta prendere atto che i bambini vivono oggi in una realtà per molti versi simile a quella che fu per gli adulti l’età medievale. A eccezione di pochi privilegiati, i bambini non hanno diritti reali riguardo ai soldi e alla proprietà, sono soggetti a regole arbitrarie, spesso incoerenti e ingiuste, alle decisioni prese dai grandi e a punizioni sommarie per colpe di cui possono anche non essere consapevoli. Non hanno diritto di voto, né possibilità di controllare le questioni politiche o giudiziarie e, dalle nove del mattino alle quattro del pomeriggio (circa), non hanno molta possibilità di scegliere il modo in cui impiegare il tempo. Nel mondo in cui vivono, la violenza, sotto forma di prepotenza e di minaccia, può nascondersi dietro ogni angolo. Che gli piaccia o no, devono sostenere prove ed esami, preparati e valutati da esaminatori magari mai incontrati prima, da cui dipenderà in modo cruciale il loro futuro e l’immaginario di sé.
Il mio esempio è solo per dare l’idea del livello di costrizione in cui è messo a vivere un bambino, al di là di qualsiasi giudizio morale, e per bambino parliamo da 0 a 18 anni, si perché fino a 18 anni non si è ancora adulti, pertanto il bambino è visto ancora sotto l’aspetto pediatrico. Quando parlo di bambino intendo questa fascia di età. I diritti che ha un bambino di 1 anno sono uguali a quelli che ha un ragazzo di 17 anni.
Oltre a prendere atto della condizione di impotenza imposta all’infanzia nella nostra società, dobbiamo tenere presente che i bambini provano sentimenti come l’amore, la gioia, la paura, la delusione e la rabbia con un’intensità ineguagliabile nell’età adulta.
Riconoscere la natura e la forza di queste ed altre pressioni ci consente di prendere atto che lo stress, le nevrosi, l’infelicità e la depressione non sono affatto prerogativa degli adulti.
L‘unica reale differenza è che i bambini, rispetto alle persone adulte, trovano più difficile esprimere i propri problemi ed essere presi sul serio. Troppo spesso i bambini soffrono in silenzio andando incontro a ferite psicologiche che li accompagneranno per tutta la vita.
Purtroppo ben poco viene fatto, nell’ambito della scuola dell’obbligo, per aiutarli a imparare a comprendere sè stessi, padroneggiare le proprie ansie e i propri processi mentali, scoprire la tranquillità, l’armonia e l’equilibrio dentro di sé. Ben poco viene fatto per aiutarli a gestire la propria vita interiore, a usare in modo produttivo la propria energia mentale, anziché dissiparla in preoccupazioni e pensieri disordinati, e ad accedere ai livelli creativi della mente.
La meditazione è uno dei mezzi più validi per aiutare i bambini ad affrontare meglio la vita sia dal punto di vista personale sia da quello scolastico. La meditazione consente ai bambini di padroneggiare i propri pensieri e le proprie emozioni, non tramite una sorta di autocontrollo repressivo, bensì mediante una migliore comprensione e accettazione di sé. La meditazione non può in un attimo rendere felice un bambino infelice o compensarlo di tutte le deprivazioni patite dagli adulti, ma può portarlo a una migliore felicità e a una migliore gestione di sè stesso.
Loredana Colitti